lI grande attore compie 80 anni. Una carriera unica e irripetibile, fatta di personaggi diventati mito e di una rinnovamento assoluto della figura dell’eroe cinematografico

Harrison Ford

Harrison Ford all’anteprima de Il richiamo della forestaAMY SUSSMAN/GETTY IMAGEHarrison Ford

Parlare di Harrison Ford vuol dire fare il nome di un attore che più di tutti è stato capace di diventare un’icona, un simbolo della settima arte come intrattenimento popolare andando oltre i generi, i personaggi, per fungere infine da punto di riferimento tanto unico, quanto impossibile da replicare. Oggi che compie 80 anni, analizzarne l’importanza della figura e la straordinaria carriera, significa soprattutto fare i conti con quello che era e rimane ancora oggi un’anomalia, un attore unico nel suo genere perché slegato da ogni altro, distante da ogni possibile paragone o confronto. Perché la verità di fondo è che Harrison Ford ha cambiato il concetto stesso di  eroe cinematografico, quasi appropriandosene.

Un divo diventato tale per caso

Probabilmente uno degli elementi che hanno contribuito più di tutti a rendere Harrison Ford uno degli attori più amati della storia del cinema, e il fatto che lui il successo cinematografico lo raggiunse relativamente tardi. Di base Harrison Ford per diversi anni anche quando la fama ormai si era impadronita di lui, era considerato da parte della critica una sorta di miracolato, un artista dal talento non eccelso, che aveva avuto semplicemente la fortuna di conoscere George Lucas. Fin dai  tempi del college, Ford era affascinato dalla recitazione, ma fino a quando non incontrò George Lucas, la sua carriera a Los Angeles procedeva sostanzialmente a passo di lumaca. Per molto tempo però dovette accontentarsi di piccoli ruoli, figurazioni o anche semplicemente di lavorare come una delle tante comparse senza nome in diverse produzioni cinematografiche e televisive negli anni ‘60 e ’70.

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Ad un certo punto per mantenere la famiglia dovette arrangiarsi con diversi lavori secondari, tra cui quello di carpentiere autodidatta. Fu American Graffiti di Lucas, con il ruolo di Bob Falfa, ad aprirgli il primo, vero spiraglio, eppure per la parte che lo avrebbe fatto diventare leggenda, quella di Han Solo, i nomi in ballo erano quelli di Stallone, Kurt Russell, James Caan o Jack Nicholson
Ford però incrociò Lucas mentre montava letteralmente una porta a casa di Francis Ford Coppola. Spinto anche da Steven Spielberg, Lucas poi rifletté su quanto si fosse trovato a suo agio con Ford a lavorare, e infine gli chiese di interpretare il personaggio di Solo. 
Un episodio diventato leggendario, che soprattutto ci ricorda quanto spesso la fortuna decida carriere e faccia la differenza tra successo e fallimento. Ford per inciso, fu anche tra coloro i quali convinsero Lucas a prendere Mark Hamill e Carrie Fisher nel cast.


Eppure a dispetto del suo entusiasmo, anche Ford era sicuro del fallimento di Star Wars, ancora oggi racconta come la stessa troupe e gli addetti ai lavori quasi sfottessero gli attori e il regista durante le riprese. Con il senno di poi invece, quel film oltre a donarci l’universo narrativo più importante della storia del cinema, ci lasciò in dote anche proprio lui, un attore diverso dagli altri. Ford fu l’unico probabilmente tra i protagonisti della saga a non farsi fagocitare, a riuscire ad avere una carriera che andasse oltre Han Solo.

Le mille facce di un attore iconico

Dopo Guerre Stellari Harrison Ford aveva recitato in piccoli ruoli in Apocalypse Now, nel seguito di American Graffiti, poi vennero Forza 10 da Navarone e Scusi, Dov’è il West? oltre che naturalmente anche gli altri due episodi della saga di Lucas. Eppure, se non fosse stato per un altro colpo di fortuna, la sua carriera probabilmente sarebbe andata scemando, mentre invece nel 1981 Spielberg scelse infine lui per interpretare un archeologo molto sui generis.
Indiana Jones come noto doveva avere il volto virile e baffuto di Tom Selleck, che dovette però rinunciare per la sovrapposizione con le riprese della popolare serie Magnum, P.I., ma per fortuna ci trovammo con il sorriso ammiccante e gli occhi stralunati di Ford da interpretarlo.

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Il Professor Jones è ancora oggi a tutti gli effetti il più grande eroe del cinema di sempre, e a mettere a confronto il professore più scavezzacollo di sempre, con l’astuto e imprevedibile contrabbandiere della galassia, significa per certi versi sovrapporre due personaggi che sono completamente diversi e allo stesso tempo perfettamente complementari.
In entrambi Harrison Ford fu capace di creare un mix assolutamente inedito di carisma, romanticismo, coraggio, falso cinismo e autoironia. Non si tratta di eroi come gli altri, di base in loro alberga una doppiezza e un’incertezza che prima di allora non era mai stata così presente. La capacità espressiva di Ford è stata per moltissimi anni sottovalutata, probabilmente per il fatto di essere stato lungo connesso a film non molto autoriali. Se si fosse prestato prima ad un certo filone cinematografico, forse la critica sarebbe stata più benevola con Ford. 

Da Blade Runner a Il Fuggitivo, da Sabrina a Mosquito Coast, citando anche Sotto il Segno del PericoloK-19 o l’Ombra del DiavoloFord ha sempre saputo rendere palpabile ogni tipo di emozione nei suoi personaggi, passando in un battito di ciglia da un estremo all’altro.


Eppure per lui una candidatura agli Oscar arrivò solo per Witness – il Testimone. Si può però tranquillamente arrivare alla conclusione che, connettendosi all’eredità di divi della Hollywood che fu come Errol Flynn, Clark Gable o James Stewart, Ford fin dall’inizio ha saputo conquistare il pubblico perché completamente diverso dalla norma, in cui soprattutto il pubblico più giovane poteva identificarsi con grande facilità.

Un eroe cinematografico assolutamente inedito

Negli anni ‘70 e poi anni ’80, bene o male arrivò una nuova generazione di divi e attori, portatori di una virilità e una sicurezza adamantine, muscolari, testosteronici e a dir poco adamantini. Dai tempi di Charles Bronson, Steve McQueen e Clint Eastwood, Ford si trovò di fronte a Stallone e Schwarzenegger, che interpretavano personaggi sovente alquanto semplici e bidimensionali. Harrison Ford invece sia con Indiana Jones che con Han Solo, ha saputo proporre un modello di eroe molto diverso, meno infallibile volendo anche meno macho (pur essendo Ford un sex symbol tra i più ammirati) e di certo più sfaccettato degli altri. E si parla sia di quelli venuti prima, che di quelli successivi, di divi come The Rock, Vin Diesel o Van Damme.

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Se pensiamo a thriller come Presunto Innocente o Giochi di Potere, o ad un capolavoro come Frantic, ci rendiamo conto che Ford è stato la perfetta antitesi alla mascolinità conservativa. 
Il cinema portava in palmo di mano uomini invincibili, lui invece con i suoi personaggi invece contrapponeva il dubbio e l’evoluzione. 
Riuscì a rendere potabile persino un action come Air Force One, che pareva spuntato fuori da un manuale del reaganismo, così come ad essere un simbolo di mascolinità senza strafare. 
In Blade Runner (film che non ha mai amato), la sua componente malinconica e tragica di cui se per farsi carico con il personaggio di Deckard, ci fece perdere completamente di vista una verità pura e semplice: in quel film lui era inizialmente lui il cattivo, non i disperati replicanti a cui dava la caccia.


Negli anni ovviamente, con l’avanzare dell’età, il numero di film in cui Harrison Ford apparso è diminuito, eppure nessuno è mai stato indicato come “nuovo Harrison Ford”. Poteva esserlo forse Chris Pratt, ma non ha dimostrato pari spontaneità e duttilità. Non si può negare che semmai andremo a vedere questa nuova avventura di Indiana Jones, così come accaduto per la nuova trilogia di Guerre Stellari, ciò sarà dovuto quasi esclusivamente a lui. Perché quello che ha saputo e sa donare ad un personaggio questo ragazzino di 80 anni, nessun altro sa farlo. Ed è anche per questo che tutti abbiamo sognato di essere Indiana Jones o Han Solo, perché entrambi avevano il suo volto, quello dell’uomo che tutti sognavamo di essere da grandi.